Prima o poi a qualcuno doveva venire il sospetto che qualcosa stesse accadendo. Le
“misurazioni” cominciavano ad essere molto chiare a ricercatori, scienziati e semplici cittadini di
tutto il mondo.
Già nei primi anni ‘50 uno studio dell’API (American Petroleum Institute) aveva scoperto che
bruciare petrolio e gas, (energia fossile) creava anidride carbonica che immessa nell’atmosfera,
generava il cosiddetto “effetto serra” con conseguenze negative se non addirittura catastrofiche.
L’allora direttore dell’API, Ikard, spiegò in una audizione alla Casa Bianca: “Il nocciolo del
discorso è che possiamo ancora salvare i popoli del mondo dagli effetti catastrofici previsti, ma il
tempo stringe”.
E siamo nei primi anni del 1950! Cosa accadde? Assolutamente nulla, anzi. Forse perché lo
studio era realizzato dai petrolieri?
E quindi, nel 1988 le Nazioni Unite, decidono che occorre creare una loro propria struttura
dedicata al Cambiamento Climatico che raccolga, analizzi e sintetizzi in un unico Report, a
disposizione dell’umanità, le migliaia di studi scientifici pubblicati ogni anno in tutto il mondo.
Un Report di indiscutibile autorevolezza a disposizione dei Policy Makers di tutto il mondo.
Quindi, nell’anno che nasce l’Euro, nasce anche l’IPCC – The Intergovernmental Panel on
Climate Change dell’ ONU di cui fanno parte 195 (centonovantacinque) nazioni, che
rappresentano la totalità degli umani presenti nel mondo, Italia inclusa.
L’obiettivo di questa struttura, composta quasi esclusivamente da scienziati, è quello di leggere
e analizzare tutti i principali studi prodotti in tutto il mondo da migliaia di ricercatori di varia
formazione accademica e di molte nazionalità, culture e religioni, per fornire delle esaustive,
chiare e condivise relazioni sullo stato del nostro Clima. Parliamo di decine di migliaia di pagine
di report e dati, dati e ancora dati, rilevati ad ogni latitudine e dai satelliti.
L’IPCC non realizza studi propri.
Ma perché è tanto importante questo Clima? Il Clima in realtà cambia sempre. Ci sono stati anni
più freddi e altri più caldi. Possiamo accendere l’aria condizionata oppure i termosifoni. Ma
queste sono le normali oscillazioni “a memoria d’uomo”.
Normalmente, il cambiamento Climatico Naturale, avviene molto lentamente, parliamo di ere
geologiche.
Quello al quale stiamo assistendo e che potrebbe portare all’estinzione della nostra specie, sta
avvenendo in tempi rapidissimi: decine di anni, l’equivalente di un battito di ciglia rispetto alla
storia del pianeta. Ed è ormai accertato che questo accade per opera delle attività dell’uomo. E’
il cambiamento Climatico Antropogenico.
L’IPCC è organizzato in 3 gruppi di lavoro.
Il primo indaga le basi scientifica del Cambiamento Climatico, il secondo, l’impatto che ha il
Cambiamento e l’adattabilità e la vulnerabilità dei nostri sistemi e il terzo, le raccomandazioni
per mitigarne gli effetti.
Questi report o studi prodotti dall’IPCC sono a disposizione di chiunque voglia leggerli sul sito
www.ipcc.ch – c’è anche la versione sintetica. I report prima di essere pubblicati, subiscono un
controllo sia da altri team di scienziati sia dagli stessi Governi.
Questi Report servono sopratutto ai decisori politici per definire come agire almeno per
“mitigare” gli effetti catastrofici di quanto sta avvenendo.
Il lavoro dell’IPCC è alla base degli accordi di Parigi del 12 dicembre del 2015 e lo sarà per i
lavori del Cop28 che si terrà a dicembre di quest’anno a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.
Che il cambiamento climatico sia in atto con gli effetti che tutti cominciamo (anche) a vedere e
subire, è accertato e condiviso da oltre il 99% degli scienziati in tutto il mondo. Tanto per avere
un termine di paragone, la teoria della Relatività di Einstein è condivisa dall’86% della comunità
scientifica.
Ma questo sembra non basti ad alcuni commentatori o politici che forse (!) hanno ben altri
interessi. E questo è non solo sorprendente ma anche molto pericoloso perché i cosiddetti
scettici (negazionisti) non solo non agiscono ma impediscono o quanto meno, rallentano gli altri
che invece vogliono intervenire.
Si può discutere sul cosa fare, del come farlo, sulle priorità, gli investimenti necessari e le
tecnologie da implementare o sviluppare e su moltissime altre cose ma la consapevolezza che
occorre agire e che bisogna farlo molto velocemente per la salvaguardia dell’umanità, non è più
un’opzione.
………….
Nel prossimo articolo vedremo cosa dice l’ultimo Report, pubblicato quest’anno, in generale e
per l’Italia.
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SM