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Nel cuore della Giara: il Museo che racconta la storia, la natura e l’identità della Sardegna

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Di Danilo Guenza

Genoni (SU) – Nascosto tra le colline dell’entroterra sardo, il piccolo comune di Genoni custodisce un gioiello di storia e biodiversità: il Museo del Cavallino della Giara, un presidio culturale che unisce scienza, tradizione e sostenibilità. A guidarci alla scoperta di questo luogo è Michele Zucca, tra i responsabili della cooperativa che gestisce la struttura.

Il museo, spiega Zucca, è articolato in tre sezioni. La prima è demo-antropologica e ricostruisce la vita quotidiana del passato attraverso l’ambientazione di una tipica casa campidanese. La seconda è interamente dedicata al protagonista del territorio: il cavallino della Giara, una razza equina unica al mondo. Infine, una sezione didattica ospita laboratori legati al riciclo, alla sostenibilità ambientale e al lavoro manuale.

Ma il percorso espositivo va oltre la semplice visita museale. È un viaggio che inizia milioni di anni fa, con la formazione dell’altipiano della Giara in seguito a eruzioni vulcaniche, e si collega al Parco – il museo paleontologico – dove si racconta la Sardegna primordiale, ancora sommersa da mari tropicali. In questo scenario geologico prende forma anche la storia del cavallino, che affonda le sue radici nel tardo periodo nuragico.

«Un tempo – racconta Zucca – i cavalli erano proprietà privata e venivano utilizzati nei lavori agricoli, soprattutto per la trebiatura». Ogni anno, in primavera, iniziava una vera e propria transumanza dei cavalli, che venivano radunati dai paesi vicini per affrontare la stagione del raccolto, da sud verso le zone più interne dell’isola. I cavallini erano talmente apprezzati da essere richiesti anche da altre regioni, come la Campania e la Sicilia.

Oggi la razza è tutelata e vive in stato semi-brado sull’altipiano della Giara. «Se ne stimano circa 600-700 esemplari – spiega Zucca – organizzati in arem: piccoli gruppi sociali guidati da un maschio dominante, con alcune femmine e i puledri». È un delicato equilibrio naturale, soprattutto in primavera, stagione di nascite e accoppiamenti, quando i giovani maschi iniziano a cercare di formare nuovi gruppi.

Ma il Museo del Cavallino non è solo conservazione. È anche e soprattutto educazione. Ogni anno centinaia di studenti, famiglie e turisti – anche internazionali, dagli Stati Uniti e non solo – partecipano alle attività proposte dal museo e dalla cooperativa Gionone, che fa parte della rete internazionale Hands-on Children Museums. Le proposte spaziano dai laboratori sul riciclo, alla tessitura tradizionale, fino ai campi estivi per piccoli archeologi e paleontologi.

«Dopo quasi vent’anni di attività – conclude Zucca – i musei di Genoni sono diventati una realtà culturale ed economica importante. Danno lavoro, generano indotto, ma soprattutto mantengono viva l’identità di una comunità dell’entroterra che resiste con orgoglio e passione».

Un invito, quindi, a scoprire Genoni, a camminare sull’altipiano, e a lasciarsi sorprendere da quei piccoli cavalli selvaggi che raccontano – in silenzio – una storia lunga millenni.

 

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