Intervista a Michele Vitulano, presidente di UNACEA

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Dietro le infrastrutture che ogni giorno attraversiamo — strade, ponti, ferrovie, edifici pubblici e residenziali — ci sono macchine che lavorano instancabilmente nei cantieri di tutta Italia. Sono le cosiddette macchine per costruzioni, strumenti essenziali ma spesso ignorati dall’opinione pubblica. A rappresentare questo comparto, che unisce il meglio del made in Italy e delle importazioni, è UNACEA, l’unione italiana delle aziende produttrici e distributrici del settore.

Nonostante siano prodotti non destinati al grande consumo, le macchine per costruzioni sono ovunque: si usano per realizzare infrastrutture, ma anche per demolire edifici, trattare materiali e riciclare rifiuti. La gamma è ampia e variegata: si va dalle ben note macchine per il movimento terra (come escavatori, bulldozer e pale gommate) agli impianti per calcestruzzo, dalle gru a torre ai macchinari per perforazioni e lavori stradali, fino agli impianti per il trattamento degli inerti e alle attrezzature per la demolizione selettiva.

Nel 2024 il comparto ha generato un fatturato complessivo superiore ai 6 miliardi di euro — 4 dal lato produttivo e 2 da quello commerciale — e impiega circa 85.000 persone tra occupazione diretta e indotto. Una cifra significativa anche in ottica export: oltre l’80% della produzione viene infatti venduta all’estero. Sul mercato interno, però, il 2024 ha segnato una flessione del 9%, dopo anni di crescita sostenuta. Una battuta d’arresto che, secondo UNACEA, va interpretata come fisiologica.

Un altro tema centrale per il comparto è quello dell’economia circolare, che si sta imponendo come leva di trasformazione strutturale. Secondo i dati forniti da UNACEA, i rifiuti da costruzione e demolizione rappresentano circa il 43% del totale nazionale, pari a 60 milioni di tonnellate l’anno. Le macchine del settore possono svolgere un ruolo decisivo: demolizioni selettive permettono di separare già in fase di abbattimento i materiali, facilitandone il riciclo. Alcuni dispositivi consentono addirittura di trattare i detriti direttamente in cantiere, riducendo il volume degli inerti e rendendone possibile il riutilizzo in loco. Tuttavia, mancano ancora processi autorizzativi chiari che ne regolino l’adozione, e UNACEA lavora affinché queste tecnologie diventino standard normativi.

Un’altra area che richiede attenzione è quella della produzione di calcestruzzo. In Italia, contrariamente al resto dell’Occidente, si continua a produrlo a bordo dell’autobetoniera, mezzo pensato per il solo trasporto. L’associazione sottolinea l’importanza di adottare il mescolatore industriale, una macchina capace di garantire maggiore omogeneità e durabilità del prodotto. Sebbene alcuni grandi committenti abbiano iniziato a richiedere standard più elevati, la pratica tradizionale resta la norma in molti cantieri di medie dimensioni.

Le macchine moderne, infatti, sono ben lontane dall’immagine del mezzo pesante sporco e rumoroso. La rivoluzione tecnologica che ha investito il settore negli ultimi anni ha portato in cantiere dispositivi sempre più digitali, sensoristici, efficienti nei consumi e alimentati anche da carburanti alternativi. L’intelligenza artificiale e l’internet delle cose sono oggi al servizio della sicurezza e della sostenibilità, ma — avverte UNACEA — occorre che queste innovazioni vengano adottate su larga scala per renderne tangibili i benefici.

Il rinnovo del parco macchine rappresenta una delle sfide più urgenti. In Italia, oltre il 50% delle macchine ancora in uso risale a motorizzazioni antecedenti la fase V, standard europeo in vigore dal 2019 che ha ridotto fino al 98% le emissioni di particolato. L’esempio paradossale citato da UNACEA è quello di vecchie macchine da cantiere, perfettamente legali, che arrivano sui luoghi di lavoro trasportate da camion Euro 6: un paradosso normativo che vanifica gli sforzi delle amministrazioni locali per migliorare la qualità dell’aria urbana.

Il cambiamento, tuttavia, non è frenato solo da questioni economiche. Sebbene il settore sia pronto a fare la propria parte, manca ancora una piena consapevolezza pubblica sul ruolo strategico di questi strumenti. Le aziende associate a UNACEA investono in innovazione, sicurezza e sostenibilità, ma hanno bisogno di un mercato ricettivo e di un contesto normativo che valorizzi questi sforzi. Le misure legate all’Industria 4.0 e alcune componenti del PNRR hanno inciso positivamente, ma molto resta da fare. Secondo l’associazione, non si tratta solo di prevedere incentivi economici, ma anche di comunicare meglio le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie.

Il dialogo con le istituzioni — dal Governo centrale all’Unione Europea, fino ai Comuni — è attivo ma ancora in evoluzione. UNACEA sottolinea come le macchine per costruzioni vengano spesso percepite come semplici attrezzi, quando in realtà — come affermano con un’immagine evocativa — “entrare in cabina oggi è come sedersi ai comandi di un’astronave”.

Tra le richieste più urgenti, oltre a quelle finanziarie, figurano interventi normativi più decisi contro l’uso di tecnologie obsolete. Un primo passo in avanti è rappresentato dai CAM (criteri ambientali minimi), che dal 2028 imporranno l’uso di macchine a emissioni ridotte nei grandi cantieri pubblici. Una vittoria simbolica, certo, ma che arriva con vent’anni di ritardo rispetto alla disponibilità della tecnologia.

L’auspicio dell’associazione è che la transizione in corso venga compresa e sostenuta in tutta la sua portata: non solo per migliorare l’efficienza produttiva dei cantieri, ma anche per favorire una reale sostenibilità ambientale e una maggiore sicurezza per lavoratori e cittadini.

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